Naufrago e funambolo: due figure retoriche che rappresentano la condizione di coloro che in una fase della loro vita si trovano per cause improvvise e di natura diversa: lutti importanti, malattie gravi, abbandoni, a dover “ riposizionare” se stessi, perché la vita ha deciso per loro.
Da una posizione lineare e di certezza , orientata verso un senso si ritrovano a dover cercare un nuovo orientamento per superare quel “vuoto ”e quel senso di “insignificanza” che caratterizza il loro presente.
La percezione di fronte a questi vissuti è dunque quella del naufrago : sbattuto da un punto all’altro nel cuore di una tempesta che lo destabilizza e non gli offre orizzonti di apertura e di risoluzione, il sentire è fluttuante :una serie sequenziale di emozioni alterna luci e ombre:il naufrago è dentro una dinamica circolare che retroagisce e il
dolore diventa quantitativo per la sua intensità .
IL soggetto, in questa tempesta, è tuttavia sollecitato dalla vita a ridare una linea di “continuum” al proprio presente , nonché futuro: il naufrago, in mezzo ai flutti, comincia come lo “ scalatore” a gareggiare con se stesso: affronta le proprie difficoltà, gli ostacoli che ,di volta in volta, la vita gli pone davanti, capisce che sta interagendo con il dolore e tuttavia cerca di spingersi oltre e di superare i propri limiti.
In quest’esperienza capisce di aver bisogno di una “guida” che lo preceda, ma dalla quale deve mantenere una distanza::” L’uomo ha bisogno di una guida che gli faccia da battistrada e lo preceda ,mantenendo una distanza che non può mai essere colmata" Frankl :”Homo patiens” pag. 51. In effetti il logoterapeuta è colui che scandisce il passaggio in mezzo alla tempesta dei flutti.
Ed è proprio nella scansione dei ritmi che il naufrago ,ad un certo momento, riesce a trasformarsi in funambolo: ha, però bisogno di un orientamento e di una meta da raggiungere, perché capisce che la direzione verso un obiettivo da realizzare è “linfa” per la sua salute mentale. Il funambolo ha imparato a gestire il dolore che ovviamente non può essere annullato.
La realtà del naufrago è tuttavia rimasta invariata ,ma egli ha, però, trasformato il suo atteggiamento nei confronti della vita: c’è un cambiamento valoriale nel suo atteggiamento nei confronti di essa.
IL naufrago ha lottato ,nei flutti del mare, ma è riuscito ad uscire da se stesso e ad aprirsi a nuovi orizzonti : è diventato “funambolo” ed è responsabile di nuovi atteggiamenti che mette in atto, tuttavia non perde di vista quello che ha accumulato nel passato e non trascura, come sostiene Frankl,: “ i pieni granai del passato”.
L’equilibrio del funambolo è instabile, ma nel contempo solido perché si è riconciliato con se stesso, ma soprattutto con la vita alla quale ha ridato un senso ,ed è infinitamente grato al logoterapeuta, ma soprattutto è orgoglioso del suo senso di responsabilità, ritrovato nel granaio, che continua ad indirizzarlo nei momenti di transitorietà, nonché di incertezza.
Con gradualità il funambolo si trasforma in esploratore e si apre alla bellezza di sé e del mondo.
Dott.ssa Giovanna Franceschini
Psicologa Psicoterapeuta, specializzata in Terapia Breve Strategica a Marina di Carrara
Psicologa Psicoterapeuta, specializzata in Terapia Breve Strategica
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