La logoterapia è “cura dell’anima”: di fronte al dolore, alla precarietà esistenziale, all’incertezza l’uomo è chiamato ad acquisire la consapevolezza della propria finitudine. La logoterapia tiene conto delle fragilità psico-fisiche della persona ma punta sulle sue risorse per aiutarla. Quando davanti c’è il vuoto esistenziale: non ci si ferma sul piano orizzontale si va in alto (credere in un progetto dà senso alla nostra vita).
A chi si rivolge
La logoterapia si rivolge a coloro che si trovano in uno stato di disagio e frustrazione, fino alla depressione, specialmente per chi ha perso il senso nella propria vita, trovandosi senza scopo e senza sapere né dove andare né come procedere.
Il dolore e la sofferenza possono indurre una persona a perdere ogni voglia di vivere, a non credere più in un senso, o al contrario a sentirsi ancora più forte. La differenza si chiama resilienza dello spirito.
Questo implica qualcosa di più della mera capacità di sopravvivere a un trauma.
Il primo passo per costruire la resilienza è assumersi la responsabilità di ciò che si “è” e della vita che si vive.
Se dunque l’essere resilienti dipende in gran parte da se stessi, dalla capacità di avere chiarezza circa gli obiettivi e gli scopi della propria esistenza , dipende altresì anche dalla capacità di avere progettualità, coraggio e proattività, sapendo costruire piani per il futuro e sapendoli realizzare.
Nel descrivere la propria esperienza in un campo di sterminio nazista, il neurologo e psichiatra austriaco Viktor Frankl (1905-1997) affermò che i fattori che più contribuirono alla sua sopravvivenza in condizioni di stress estremo come i lager nazisti furono:
- darsi dei compiti;
- porsi degli obiettivi;
- mantenere viva la speranza e la capacità di fare progetti;
- coltivare l’indipendenza di pensiero e l’abilità di analizzare obiettivamente ciò che si verificava in una situazione complessa e assurda come quella in cui lui, al pari di migliaia di altri prigionieri, era sprofondato;
-attingere ai granai del passato e scrivere o condividere due o tre momenti che hanno avuto un forte significato-positivo nella storia della vita del paziente.
- riuscire a tenere sotto controllo i propri impulsi a lamentarsi, a ribellarsi o a esprimere rabbia, ossia non cadere preda della disperazione esponendosi così a rappresaglie;
- usare l’immaginazione per astrarsi. (autodistanziamento).
Vorrei concludere dicendo che la logoterapia è “capace di aprire nuovi mondi e direzioni”.
Dott.ssa Giovanna Franceschini
Psicologa Psicoterapeuta, specializzata in Terapia Breve Strategica a Marina di Carrara
Psicologa Psicoterapeuta, specializzata in Terapia Breve Strategica
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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Liguria col n. 07 1746